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  La crisi economica spaventa le Marche - notizia del 14/08/2009
 


La crisi economica spaventa le Marche Tante le aziende ′appese a un filo′

La ripresa caldeggiata dalla Bce per noi sembra ancora molto lontana. Nel primo semestre del 2009 la nostra regione contava già 7.899 lavoratori in mobilità, con un aumento dell’87% delle ore di Cig autorizzate a luglio


Ancona, 14 agosto 2009 -

"La recessione sta finendo". E′ l′annuncio lanciato ieri dai vertici della Banca centrale europea, dopo i primi segnali di ripresa che riguardano in particolare Francia e Germania, con un pil finalmente in ripresa dopo un anno. La crisi economica sta finendo quindi? Forse, ma putroppo in questi casi sono i fatti che più contano. E i fatti , per ora, dicono che almeno le Marche sembrano molto lontane dai proseliti positivi della Bce.
Nel primo semestre del 2009, infatti, la nostra regione contava già 7.899 lavoratori collocati in mobilità (5.150 senza indennizzi), con un aumento dell’87% delle ore di Cassa integrazione autorizzate a luglio (dati Cisl). Piceno e Anconetano sembrano essere le zone più maltrattate dalla crisi economica. La Antonio Merloni è in amministrazione controllata ormai da ottobre con circa 1.300 addetti degli stabilimenti marchigiani (sui 3.000 in Italia) in cassa integrazione.
I commissari stanno cercando, tramite bandi internazionali, compratori in giro per il mondo, ma sembra che non ci siano persone interessate all’acquisizione in toto dell’azienda; più probabile qualche interesse per la controllata C&T, che produce bombole e serbatoi a Sassoferrato, Matelica e Costacciaro (Perugia). E i problemi della Merloni si sono ripercossi su tutto l′indotto che dipendeva fortemente dall′azienda di Fabriano. L′Elica per esempio ha totalizzato 52 settimane di Cig ordinaria e, visto che il calo delle commesse perdura, ha chiesto al ministero la Cassa integrazione straordinaia da fine agosto.
Posti di lavoro e stipendi a rischio, poi, per tante famiglie dell′Ascolano dove Manuli e Ahlstrom si trovano ormai con l′acqua alla gola. Preoccupa principalmente l’annunciata chiusura dello stabilimento della multinazione Manuli Rubbers, che produce tubi idraulici, che il 3 agosto, nel primo giorno di ferie, ha messo in mobilità tutti i 375 dipendenti. Scioperi, blocchi stradali e richieste di aiuto al ministro Scajola rimangono, per ora, solo tentativi andati male.
Sempre ad Ascoli, ancora di là da venire la riqualificazione del sito produttivo dismesso della Sgl Carbon, mentre nessuno si è fatto avanti per comprare l’ex Cartiera Ahlstrom (200 dipendenti a casa). Non se la passa meglio, infine, lo stabilimento della Fincantieri di Ancona, costretto a un periodo di cassa integrazione a rotazione per 230 lavoratori. Il miracolo economico sembra davvero lontano, dunque. E la speranza è che la spinta di Francia e Germania, tornate finalmente a vedere un po′ luce, arrivi presto anche da noi.


Fonte: http://ilrestodelcarlino.ilsole24ore.com